ncipit, chi ben comincia è a metà del libro!
RUBRICA di consigli di lettura del lunedì
25 GENNAIO
“la poesia è il migrante: viaggia
la poesia è il testimone: ascolta
la poesia è il sopravvissuto: resiste”
Tutti conosciamo Michael Rosen per A caccia dell’orso, il suo (e dell’illustratrice Helen Oxenbury) libro per l’infanzia più famoso, nonché albo illustrato capolavoro, ma, forse, non tutti sono a conoscenza della sua storia, le cui tracce sono disseminate fra i 140 libri che ha scritto.
Rosen è nato nel 1946 in una famiglia ebrea nel Sud dell’Inghilterra. I suoi genitori, Harold e Connie, erano due insegnanti, comunisti, di origine polacca. Durante la Seconda Guerra Mondiale gran parte dei componenti delle famiglie d’origine di Rosen subirono le tragiche conseguenze dell’Olocausto.
Il nostro amato scrittore, recentemente sopravvissuto ad una forma pesantissima di Covid-19, si è da sempre impegnato nel suo Paese per la tutela dei diritti, l’educazione alla lettura e l’avvicinamento degli studenti alle grandi tematiche storiche, senza mai fare mistero delle sue tragedie personali, usandole, anzi, in chiave a volte seria a volte più faceta, per trovare un canale di comunicazione efficace e sincero con il mondo dell’infanzia.
Divulgatore abile, performer irresistibile, narratore instancabile, docente autorevole, Michael Rosen è anche poeta.
E’ lui stesso a raccontare che iniziò a comporre poesie a dodici anni, usando le parole come un sentiero a ritroso per ricostruire il passato della sua famiglia. Da allora non ha mai smesso di scrivere.
Ovviamente in Gran Bretagna le sue rime sono state pubblicate in numerose raccolte, diverse per temi e toni – è egli stesso a recitarle nelle scuole o alla radio, dove cura ed ha curato diversi programmi per la BBC – mentre in Italia sono scarse le pubblicazioni delle sue liriche, dedicate perlopiù a filastrocche scherzose per i piccoli.
E però, finalmente, in occasione della Giornata della Memoria, Mondadori pubblica una splendida raccolta di suoi versi, accompagnati dalle incisive illustrazioni di Quentin Blake, dal titolo IN CAMMINO Poesie migranti (titolo originale ON THE MOVE Poems About Migration, Walker Books, 2020). Una raccolta di poesie scritte da Rosen in momenti diversi della sua storia e divise in quattro sezioni. La prima s’intitola FAMIGLIA E AMICI e descrive l’infanzia dell’autore vissuta in una famiglia polacco-ebraica di Londra. Pullulano di dettagli, amici, lunghi pomeriggi trascorsi dai nonni, merende, cene, scherzi ed incidenti scolastici. Personalmente sono rimasta incantata dall’intima Non dirlo a tua madre e dalla spiazzante La nuova scuola. La seconda parte è LA GUERRA: poesie che ricostruiscono come Rosen da ragazzo scoprì della Seconda Guerra Mondiale attraverso i racconti dei suoi genitori e gli eloquenti segni che lasciò sulle persone. Una prospettiva ben più vivida di un racconto di storia. Sui suoi familiari dispersi nella II Guerra Mondiale Michael Rosen ha scritto anche un romanzo dal titolo THE MISSING the true story of my family in World War II. Segnalo, in questo capitolo, Scheletri , componimento mastodontico, come la storia che ricostruisce ed il lacerante dolore che rivanga, ed Utha Beach, paesaggio dove convivono spiriti e presenti, sapientemente dipinto. La terza sezione, forse la più commovente e densa, è dedicata a GLI EMIGRANTI IN ME, storie di parenti scomparsi, echi di passato da rintracciare e far rivivere, necessari ad una più profonda conoscenza di sé. Ogni verso sembra sgorgare da una necessità interna, che quasi parla chi scrive. Mi hanno particolarmente toccato le storie de Il cugino Michael, una sorta di alter-ego del poeta, cui capita in sorte la vita, a fronte del sacrificio di altri e Leosia, parabola femminile, positiva ed ironica. La quarta ed ultima partizione, DI NUOVO IN CAMMINO, è pensata come un confronto con le odierne migrazioni nel mondo, una maniera per usare la memoria come consapevolezza e strumento con cui osservare la società, la posizione che abbiamo e che prendiamo in essa e la relatività della “Fortuna”. Toglie il fiato Sparita, commuove Mio papà e Gli immigrati in me dovrebbe essere imparata a memoria nelle scuole d’Europa.
Quadri essenziali, scarni, arguti e toccanti, le poesie di Rosen non si compiacciono nella bellezza e nella musicalità della lingua, ma ne succhiamo il midollo per sintetiche e potenti immagini di un quotidiano che spalanca le voragini del dolore, dell’ingiustizia e dell’insensato. Leggere questa raccolta significa anche compiere un viaggio attraverso lo sviluppo della scrittura, attraverso gli eventi e le età, nella vita di un uomo.
Come accennato, le illustrazioni, sui toni chiari e opachi del grigio e del rosa, di Quentin Blake, dipingono popoli in pericolo, persone che attraversano la Storia in un’eterno presente, dove alba e tramonto si toccano e dove il Male, ancora di là da scomparire, viene scavalcato da catene di uomini che si stringono assieme, fatte di mani che si tendono.
La traduzione per la versione italiana è a cura di Roberto Piumini: esatta, asciutta eppure commossa. Una scelta decisamente ponderata e centrata, dato il suo profilo artistico.
L’introduzione di Rosen alla raccolta si conclude così: “Credo che noi, tutti, siamo cittadini del mondo, e che questa casa non dovrebbe essere delimitata da confini. Casa è dove la trovi.”. Non ho parole da aggiungere a questa chiara e semplice riflessione, che, al di là della crosta, a cercar bene, dovrebbe essere iscritta in ogni anima umana, ma, mentre lo rileggo penso ad un racconto che s’intitola A comprare la città di Stoccolma, di un altro scrittore, Rodari, che, come Rosen, con pochi fronzoli e filosofie ha espresso con una metafora semplice lo stesso pensiero: nosta Patria è il mondo intero.
Vi invito, insomma, a leggere queste Poesie migranti, a tenervele vicino.
Di seguito il link per ascoltare Rosen che recita The Migrants in me:
IN CAMMINO Poesie migranti di Michael Rosen, Mondadori, 2021, pp. 144.
Età di lettura: dai 9 anni
(Maria)