Incipit, chi ben comincia è a metà del libro!
RUBRICA di consigli di lettura del lunedì
9 MARZO

“Eccomi.
Soni qui che aspetto.”
Poche parole e tre disegni che svelano all’osso l’infinita, noiosissima, scomoda durata del tempo che resiste all’impazienza.
Quante volte abbiamo abitato – da bambini, da ragazzi – il vuoto che ci separava da un evento tanto atteso con l’inedia del corpo? E in quel niente ci siamo persi in riflessioni e rimuginii? Da qui parte IL REGALO, albo illustrato di piccolo formato appena pubblicato da Beisler Editore nella collana LibriPinguino.
Emma Adbåge, giovane autrice ed illustratrice svedese, ha al suo attivo una quasi ventennale esperienza. Capace, con essenzialità ed incisività, di raccontare le dinamiche psicologiche proprie dell’infanzia – fra egoismo ed incanto – senza edulcorare né approssimare. Lo fa qui, come nel suo altro bellissimo libro LA BUCA, pubblicato di recente in Italia per Camelozampa.
Un bimbo con gli occhiali, di cui non si sa il nome, è invitato alla festa di compleanno del piccolo Frej e racconta, in prima persona, attraverso una catena di pensieri ed osservazioni, una sorta di flusso di coscienza, come trascorre il tempo: dall’attesa che sua madre si finisca di preparare per accompagnarlo, all’arrivo in casa di Frej, al culmine dei festeggiamenti, sino al ritorno verso casa. Il problema è il regalo, perché, in un bel pacchetto bianco dal nastro rosso, c’è un castello giocattolo rosso che il bimbo ha scelto per il suo amico, uguale in tutto, tranne che per il colore, al castello verde che ha lui stesso (e che vediamo anche noi sul pavimento della sua stanza, prima svettante, poi tirato giù come un birillo); nella mente del bambino si attiva un cortocircuito ed improvvisamente è lui a desiderare ardentemente il castello rosso. Vorrebbe fare a cambio e tenerselo tutto per sé. E’ invidioso del regalo che attende di essere donato. E’ invidioso della gioia che attende il festeggiato, tanto da rovinarsi l’umore. A nulla vale ritrovare gli amichetti festanti, il dolce banchetto, il tantiauguriate. Il disappunto del bambino culmina – estremo tentativo di attirare l’attenzione – col rovesciarsi addosso, sui pantaloni buoni, lo sciroppo di lampone. Una macchia rossa, rossa come il castello per Frej.
La mamma in questo racconto, presentata come una donna buffa ed intelligente, non giudica, non si arrabbia, contiene le proteste del figlio ponendosi come baluardo della logica. Gli altri personaggi e gli ambienti sono raccontati e disegnati come funzioni di risonanza al mondo interno del bambino. Sprazzi di colori, a volte tenui, a volte sgargianti, riempiono i vuoti di linee nervose che delineano forme impercettibilmente deformi e che lasciano bianchi gli elementi più corposi; come a dire che le emozioni in un bambino sono dolci e amare, potenti, ancora da armonizzare.
L’irragionevolezza dei bambini è un elefante rosa. A noi adulti può sembrare irreale, ingombrante, e ci imbarazza, a tratti, per la sua goffa ed inadatta presenza. Eppure esiste. L’elefante c’è, ed è rosa. Un cortocircuito della mente che parla attraverso il cuore. Una sospensione dell’esperienza del mondo e della relazione in luogo di un deflagrare di sentimento che rischia di fare male. E poi l’elefante se ne va, così com’è arrivato. Un miraggio che passa, magari più di rado, anche per la vita dei grandi.
Frej, il festeggiato, apre il pacchetto bianco dal nastro rosso, trova il castello rosso, si arrabbia: lui voleva il castello verde. Il castello verde del bimbo occhialuto.
All’s well that ends well.

di Emma Adbåge, IL REGALO Beisler Editore, 2020, pp. 26.
Età di lettura: dai 3 anni.