INCIPIT, chi ben comincia è alla metà del libro RUBRICA DI CONSIGLI DI LETTURA DEL LUNEDI’

11 maggio

“Una notte stellata tra l’autunno e l’inverno, la luna si levava sopra i tetti con un sorrisino speranzoso. Veniva da lontano ed era piena di aspettative, perché stava per cominciare la storia della bambina e del cane”.

La casa editrice Iperborea riesce ancora una volta a portare in Italia un romanzo accattivante, che ci coinvolge nel ritmo della storia sin dalle prime pagine, e a farci conoscere un altro importante autore scandinavo, il danese Bjarne Reuter (intervistato tra l’altro nel numero di “Andersen” di maggio). Reuter è molto noto in Danimarca, è l’autore più letto e richiesto nelle biblioteche danesi ed ha all’attivo la scrittura di circa cento libri (non solo per ragazzi ma anche per adulti), di generi diversi. La storia ha per protagonista Elise, una bambina che vive a Copenaghen con il padre musicista (che per sbarcare il lunario suona ai matrimoni, in strada e alle feste di compleanno), mentre la mamma lavora in Brasile dove sta costruendo un ponte sospeso nella giungla amazzonica. Elise desidera tanto avere un cane e, dopo alcune iniziali resistenze, il papà le concede la possibilità di prenderne uno “di seconda mano”, quindi non un cucciolo tenero e batuffoloso ma un buffo meticcio grassottello che puzza un po’ di formaggio, con le orecchie storte, una rocambolesca vita precedente vissuta in Scozia ed un nome singolare: McDuddi, Duddi per gli amici. Si susseguono così una serie di divertenti avventure (tra le quali una notte di Halloween davvero paurosa) in cui il legame tra la bambina ed il cane si accresce giorno dopo giorno, mentre sfila sotto i nostri occhi una galleria esilarante di strampalati personaggi, dalla vicina di casa amante del Martini al bisnonno svitato, passando per il proprietario di un improbabile emporio orientale che vende anche animali. In più Duddi è un cane che parla, anzi direi, motteggia, in modo esilarante ed ironico. A rivelare il legame speciale che stabilisce con Elise è poi proprio il fatto che parla solo ed esclusivamente con lei. Ho trovato particolarmente bella l’ultima avventura dei due, quella della notte nella giungla, dove Elise ricostruisce nella sua stanza l’ambiente dove si trova la mamma. Mamma che alla fine tornerà, mentre sarà Duddi a lasciarci, “in punta di zampe”. Malgrado la leggerezza della scrittura e la scorrevolezza del testo, i temi affrontati sono “importanti”: nostalgia, solitudine, capacità di superare i momenti difficili e dolore per la lontananza di qualcuno che si ama. Tutti sentimenti che Elise prova e che riesce a rielaborare grazie all’aiuto del suo singolare amico a quattro zampe. Una piccola nota di colore: non sarà che davvero i cani scozzesi hanno una marcia in più? L’umorismo un po’ “british” di McDuddi mi ha fatto pensare ad un altro cane pure esperto nella risoluzione dei problemi degli umani, il McTavish di “Che bravo cane” di Meg Rosoff (Rizzoli, 2019). “Pure io e il mio cane tenevamo il mondo in mano, anche se ogni tanto stavamo con la coda tra le gambe. Però lui c’era sempre. La cosa più bella era che potevamo parlare di tutto. So che sembra strano, pensando che era un cane”. Queste le parole di Elise alla fidata zia Fie. Forse, più semplicemente, origine e razza a parte, i cani sanno essere straordinari compagni di strada, con i quali possiamo entrare in sintonia se li amiamo, certi di venire ripagati con altrettanto amore.

Bjarne Reuter – ill. Kirsten Raagaard, Elise e il cane di seconda mano (trad. di Eva Valvo), Iperborea Casa Editrice 2020, 222 p.

Età di lettura dai 7 anni

(Francesca)